L’intelligenza? Cambia con le stagioni!

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Sentite di essere “più intelligenti” e in grado di mantenere una maggiore concentrazione durante i mesi più freddi dell’anno e meno, invece, durante quelli più caldi?
Tranquilli, non siete strambi e la scienza sembra suffragare questa vostra sensazione. Memoria, intelligenza e concentrazione, infatti, cambiano nell’arco dell’anno.

A svelarlo è uno studio dell’Università di Liegi, in Belgio, che ha dimostrato come il nostro cervello lavori meglio in determinati periodi, mentre in altri, le nostre capacità cognitive sono peggiori del solito.

Estate vs Autunno

Nel loro recentissimo studio, i ricercatori belgi hanno chiesto a 28 persone, 14 donne e 14 uomini, di trascorre alcuni giorni all’interno di particolari laboratori, isolandoli completamente dal mondo esterno e senza fornire al loro organismo alcuna informazione (come ad esempio la luce solare) che consentisse di identificare la stagione in cui ci si trovava.

Al termine di questo periodo passato in laboratorio, i ricercatori hanno misurato le capacità cognitive dei partecipanti, ripetendo l’esperimento e le misurazioni in periodi diversi dell’anno.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, gli scienziati hanno osservato il funzionamento del cervello dei partecipanti allo studio, sottoponendoli a una serie di prove volte a valutarne la  capacità di attenzione e la memoria a breve termine.
Al termine di queste hanno scoperto che effettivamente tali attività sono migliori in alcuni periodi dell’anno piuttosto che in altri.

In particolare, per quanto riguarda l’attenzione, il periodo di massime prestazioni si è registrato in prossimità del solstizio d’estate, mentre verso il solstizio d’inverno sono risultate nettamente inferiori.
Per la memoria, invece, il periodo migliore è risultato essere l’autunno, mentre la primavera sembra il periodo peggiore dell’anno per ricordare qualcosa.

Una questione di stagioni

I risultati dello studio belga, pertanto, sembrano confermare che attenzione e memoria siano effettivamente dipendenti dalle stagioni. A cosa siano dovute le variazioni osservate, però, non è chiaro.

Una possibile spiegazione, hanno ipotizzato gli scienziati, è che i nostri antenati fossero notevolmente condizionati dalle stagioni riguardo ad attività come la raccolta del cibo, e questo potrebbe aver influito sull’evoluzione del cervello umano.

 

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