Solo a parlare di influencer, in molti storcono il naso a prescindere: la loro figura è, in moltissimi casi, poco capita e apprezzata e il loro lavoro quantomai sottovalutato e sottostimato da chi vive al di fuori del digital marketing.
In effetti, se resta sempre vera l’affermazione che assicura che il miglior marketing possibile sia quello “invisibile”, è altrettanto vero che il ruolo degli influencer è diventato molto utile nel mercato odierno, dove sempre più attività diventano accessibili e fruibili attraverso pochi ed istantanei click: in pratica, se non offri qualcosa di “smart” sei destinato a soccombere sotto la coltre creata dai tuoi competitor più aggiornati e avanguardistici.
Ma cosa c’entrano gli “influenzatori“, per dirla alla italian way, in tutto questo?
Millennials e Generazione Z a confronto
Una ricerca del 2018 condotta dal Global Web Index, una compagnia che si occupa proprio di market research su larga scala, ha mostrato quanto differiscano i comportamenti e gli “engagement” online tra Millennials e Post-Millennials, cioè gli appartenenti alle Generazioni Y (1981-1994 circa) e Z (1995-2012).
Lo studio è stato chiamato proprio “Brand interaction on social“, poiché si è concentrato su un elemento in particolare: il coinvolgimento di Millennials e Post-Millennials rispetto alle pagine e agli account aziendali dei brand.
La risposta è stata chiara e significativa, come appare da questa infografica.
Prendendo come riferimento un campione di oltre 10mila utenti, è emerso che i più giovani preferiscono seguire attori famosi e VIP del panorama internazionale, senza grandi distinzioni di sorta: i numeri assicurano che 1 Millennial su 4 abbia risposto di aver visitato la pagina social di un brand nell’ultimo mese, contro le stime sui Gen Z che parlano di 1 su 5.
Più o meno lo stesso accade per la condivisione di post, le domande inviate, i click su post sponsorizzati o i like/follow alle pagine aziendali: in alcuni casi le percentuali differiscono di poco, ma restano comunque fedeli allo stesso scenario. I Millennials in cima agli “interessati”, i Post-Millennials al secondo gradino della classifica.
Appare, quindi, evidente come l’influencer marketing (anche attraverso personaggi famosi, ovviamente) assuma, in questo contesto, un ruolo decisivo per coinvolgere anche i più giovani, per evitare che i brand perdano terreno (e bacino d’utenza) a causa di queste differenze strutturali e naturali di interazione.